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Agli esordi cronista di nera, il romagnolo fu
il fotografo della Dolce Vita e del Neorealismo

L'inviato che ha reso eterni divi e barboni

Cesena omaggia Giuseppe Palmas con una mostra al San Biagio

E' stato il fotografo della Dolce Vita e del Neorealismo, con la sua macchina fotografica è entrato come ospite d'onore nelle ville dei divi o nelle baracche dei barboni riservando a tutti la stessa professionalità e lo stesso inconfondibile stile. Giuseppe Palmas, malgrado il cognome che ricorda lontane origini sarde era un cesenate doc, iniziò la sua carriera a Milano come cronista di nera, poi trovandosi inviato speciale nel Polesine alluvionato decise di diventare fotoreporter all'americana. Da Milano si trasferì a Roma per poi tornare nella sua Cesena dove aveva aperto uno studio fotografico in corso Cavour. Morì prematuramente nel 1977. La sua città gli dedica in questi giorni una mostra al Centro Cinema San Biagio con le stesse opere esposte l'anno scorso a New York.

CESENA - L'avvicinarsi del Festival di San Remo e la morte di Delia Scala hanno riportato sui quotidiani e i periodici di grande diffusione le magiche immagini in bianco e nero di Giuseppe Palmas, che a quasi 27 anni dalla sua morte continuano a venire richieste dalle più qualificate riviste italiane e estere. Questo grande maestro della fotografia ha lasciato un archivio che comprende ben 80.000 negativi, si tratta di un patrimonio di inestimabile valore artistico e storico che progressivamente sarà consultabile su Internet (www.fotopalmas.com). A curare l'archivio è il figlio Roberto. "Al momento - dice - nel sito sono inserite 2.000 foto, ogni giorno ne aggiungo delle nuove. La mia grande battaglia è quella di dare visibilità al suo nome troppo spesso dimenticato o non considerato. Vorrei dare a Giuseppe Palmas un'aura di immortalità, quella immortalità propria degli artisti che continuano a vivere con le loro opere. La recente mostra tenutasi a New York ha contribuito alla mia causa, fra i miei desideri c'è quello che Cesena gli intesti una via.

A Cesena nel 1995 la Biblioteca Malatestiana gli ha dedicato una mostra voluta fortemente dall'allora direttore Lorenzo Baldacchini". Recentemente Roberto Palmas è stato contattato da una casa editrice parigina che gli ha chiesto materiale - foto e articoli - sulla Dolce Vita. "Tra i vari progetti che stanno andando avanti uno è 'Photology di Milano, la più grande casa di commercio di fotografie italiana, che farà una mostra già inaugurata a Mosca. Si intitola 'A Flash of art', di cui è già uscito il catalogo che parla dei fotografi della Dolce Vita attivi a Roma. E' edito da Achille Bonito Oliva, la prefazione è del sindaco di Roma Valter Veltroni, entro l'anno la mostra sarà allestita a Roma. Delle 360 immagini esposte 10 sono di mio padre, si tratta di 'vintage', ovvero di foto originali stampate all'epoca e di proprietà di collezionisti privati che grazie al timbro sul retro sono arrivati a me per i crediti. A questo punto ho insistito perchè nel catalogo venisse inserita una biografia di questi grandi fotografi".

Nelle scorse settimane il sito è stato visitato da numerose testate alla ricerca di immagini di Delia Scala agli inizi della sua prestigiosa carriera, in questi giorni Roberto Palmas sta scansionando foto di cantanti che presero parte alle prime edizioni del Festival di San Remo. "Claudio Villa è ritratto tra le reti dei pescatori, mio padre più che gli eventi o le competizioni amava ritrarre i personaggi, non era un paparazzo, non 'rubava' le immagini ma aveva un contatto diretto con le persone".

Giuseppe Palmas era nato a Cesena il 6 gennaio 1918. Aveva conseguito il diploma di maestro elementare e si era iscritto a lingue a Venezia, ma la guerra gli impedì di proseguire gli studi universitari e la carriera agonistica. Era stato vice campione italiano dei 100 metri piani con ottime possibilità di gareggiare alle Olimpiadi. La sua grande aspirazione era quella di entrare nel giornalismo, amava scrivere e con uno pseudonimo aveva pubblicato anche alcuni romanzi rosa che ottennero un discreto successo.

Nel 1946 dopo il matrimonio con Alda Amadori si trasferì a Milano, dove per caso incontrò un vecchio amico di Cesena da tempo trapiantato nel capoluogo lombardo. Parlando del più e del meno venne fuori che conosceva bene Ciro Poggiali, capocronista del Corriere Lombardo, e avrebbe potuto fissargli un incontro. Poggiali decise di prendere in prova il giovane maestro di Cesena affidandogli la cronaca nera, inizialmente doveva girare alla ricerca di notizie nei vari commissariati della città. Dimostrò subito di saperci fare e così arrivò la promozione per la Questura, incarico certamente più gratificante ma anche più impegnativo perchè andava svolto di notte. Con la sua professionalità e il suo carattere di romagnolo verace dalla battuta sempre pronta si conquistò importanti simpatie, compresa quella del questore Vincenzo Agnesina (lo stesso che divenuto ispettore generale di Ps coordinò la traslazione dei resti di Benito Mussolini da Milano a Predappio). Questi rapporti con i vertici della Questura gli permisero di mettere a segno diversi scoop, uno riguarda un caso che all'epoca fece scalpore per la sua efferatezza.

Si tratta di Rina Fort, detta 'la belva di via San Gregorio', condannata all'ergastolo per aver il 30 novembre 1946 sterminato a colpi di spranga la moglie e i tre figli in tenera età dell'amante. Palmas era presente in Questura quando la giovane donna, incalzata dagli inquirenti per quasi 18 ore, confessò il delitto. Per la cronaca va ricordato che successivamente la Fort ritrattò parzialmente, sostenendo fino alla morte di non essere la responsabile dell'uccisione dei tre bambini. Una volta divenuto fotoreporter e trasferitosi a Roma, Palmas fotografò il 23 dicembre 1955 all'uscita dal carcere di Pozzuoli la contessa Pia Bellentani, protagonista di quello che passò alle cronache come il 'delitto dell'ermellino', avvenuto il 15 settembre 1948 nel corso di un sontuoso galà alla Villa d'Este di Cernobbio.

Palmas nel 1951 venne mandato dal Corriere come inviato speciale nel Polesine alluvionato in compagnia di un fotografo. In quello scenario desolante si rese conto che lui stesso poteva svolgere quelle mansioni avendo da sempre manifestato interesse per la fotografia. Decise allora di licenziarsi dal Corriere Lombardo per aprire un'agenzia di fotogiornalismo dove chiamò a lavorare anche alcuni cesenati come Gillo Faedi e Giacomo Baldazzi, l'idea si rivelò vincente tanto che arrivò ad occupare 14 persone. Nel periodo milanese frequentò noti personaggi come Giovanni Mosca e Giovannino Guareschi, quest'ultimo fu anche il padrino della primogenita Daniela. Il creatore dei leggendari don Camillo e Peppone era un abituale frequentatore di casa Palmas e come ricorda la vedova, la signora Alda, da emiliano convinto contestava spesso scherzosamente e vivacemente il campanilismo romagnolo dell'amico Giuseppe, Pino in famiglia. "Sono in contatto - dice Roberto Palmas - con Carlotta e Alberto Guareschi, non ci siamo ancora incontrati ma accadrà presto".

Palmas anche dopo aver intrapreso l'attività di fotoreporter non smise mai di scrivere, il figlio Roberto ha trovato recentemente un'intervista a donna Rachele Mussolini, era la prima volta che la vedova del Duce accettava di parlare con un giornalista.
Palmas era un grande fotoreporter ma non un abile manager di sè stesso, trovandosi sempre in giro non prestava la dovuta attenzione all'aspetto economico e così quell'esperienza fini con il naufragare. Nel 1953 prese la decisione di trasferirsi a Roma dove iniziò a lavorare per l'agenzia di Marcello Maggiori, che si trovava nelle immediate vicinanze della celebre via Veneto, di cui divenne successivamente il titolare. Palmas in quel periodo abitava in viale Mazzini, sede della Rai, questa vicinanza gli permise di avvicinare numerosi personaggi celebri.

Come già evidenziato dal figlio Roberto, Giuseppe Palmas non era un fotografo invasivo, i personaggi che riprendeva nel camerino o a casa alla fine diventavano suoi amici. Oltre alle personalità della politica, dell'economia e dello spettacolo, Palmas nel periodo romano fotografò anche i protagonisti di fatti giudiziari che fecero scalpore come ad esempio il celebre caso Montesi che coinvolse tra gli altri il musicista Piero Piccioni, figlio di un importante esponente della Democrazia Cristiana.

Palmas fu fotografo di scena di numerosi film, aveva già cominciato a riprendere a Milano una giovanissima Antonella Lualdi che stava girando "I due sergenti'. Uno dei personaggi più fotografati da Palmas è Totò, ritratto anche accanto a un giovanissimo Maurizio Costanzo. "In questi giorni - dice Roberto Palmas - la segretaria di Costanzo mi ha contattato per avere quella foto". Palmas riprese i primi ciak del film che secondo Antonio Maraldi - curatore sul sito internet della sezione cinematografica - ha determinato la definitiva consacrazione della commedia all'italiana: 'Pane amore a Fantasia' con la 'Bersagliera' Gina Lollobrigida e il 'maresciallo' Vittorio De Sica. Riprese anche un personaggio molto amato a Rimini, l'indimenticabile Fred Buscaglione, sul set di 'A qualcuno piace Fred', assieme a una giovanissima attrice riminese, Scilla Gabel. Nell'archivio sono presenti numerose immagini di Buscaglione scattate a Rimini nell'estate del 1959.

Palmas fu anche testimone della cosiddetta Hollywood sul Tevere, il periodo in cui le maggiori case di produzione d'oltre oceano scoprirono più vantaggioso girare a Cinecittà. Tra i divi immortalati Humphrey Bogart mentre accende la sigaretta alla moglie Lauren Bacall, o Audrey Hepburn, protagonista dell'indimenticabile Vacanze romane. Una giovanissima Sofia Loren è ritratta nell'intimità familiare, Claudia Cardinale mentre si sta truccando, è la conferma del rapporto che sapeva creare con i suoi personaggi. Nel catalogo realizzato per la Mostra di New York appare anche una bellissima immagine con Federico Fellini che guarda negli occhi la moglie Giulietta Masina, mentre Alberto Sordi sembra abbracciare alle spalle il grande maestro.

L'archivio Palmas conta anche migliaia di foto di cantanti, ritratti soprattutto nel camerino o comunque al di fuori degli spettacoli, a lui interessavano soprattutto i personaggi. Domenico Modugno ad esempio è al mare con la moglie Franca. Anche visitando la sezione sportiva si nota come Palmas, che fu un promettente atleta e si cimentò anche nel calcio, non realizzò mai immagini durante le gare. Come sottolinea Lorenzo Baldacchini, già direttore della Biblioteca Malatestiana di Cesena, non si specializzò mai nel ritrarre l'evento o l'azione sportiva, forse questa dimensione non lo interessava più di tanto. Sembra invece più attento alla posa, al servizio fotografico classico da pubblicare non tanto sulla stampa sportiva, con la quale ebbe comunque rapporti di collaborazione, quanto sul rotocalco di costume.

Passando alla sezione costume sono di grande effetto le immagini legate ai grandi processi o a fatti di cronaca. Tra i suoi servizi più intensi quello legato al censimento dei senza tetto a Milano, colpisce quell'immagine che sembra presa da un film del neo realismo con il poliziotto che prende i dati, i volti angosciati di una famiglia del sud, le carte d'identità appoggiate sul misero giaciglio del bambino. Palmas era molto generoso, quando lavorava al Corriere Lombardo si fece più volte promotore di collette tra i colleghi per aiutare i meno fortunati che incontrava durante il lavoro. Sempre di grande intensità i servizi sull'alluvione del Polesine o sul ritorno dei prigionieri italiani dalla Russia nel 1954. Li ritrae mentre scendono dal treno a Tarvisio e a Udine, sono figure spaesate che tornano in Patria dopo 12 anni di prigionia, la barba lunga non nasconde un sorriso che segna la fine di un incubo.

Un grande scoop fotografico è il servizio eseguito per Epoca al seguito di Luigi Barzini junior sull'aereo personale che riportò in patria lo Scià di Persia Reza Palhevi al termine dell'esilio romano dovuto a un colpo di stato. Durante il viaggio Palmas chiese a un collega di immortalarlo assieme al monarca. Poi nel 1964 Palmas stanco della vita caotica della capitale decise di tornare nella sua Cesena. Aprì un negozio in corso Cavour al numero 37 con studio di posa e annessa galleria d'arte, vendeva anche macchine fotografiche. Continuò a mantenere rapporti con le maggiori testate ed agenzie italiane ed estere, aveva anche in progetto di scrivere un libro di memorie sui suoi incontri con le star. Dopo qualche anno venne colpito da un male incurabile, morì il 22 luglio del 1977 dopo una lunga agonia.

Aldo Viroli

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